Ripartiti da Filottrano, ci addentriamo nel cuore delle magnifiche colline Marchigiane con ampie vedute panoramiche e raggiungiamo Treia, uno scenografico balcone sulle Marche.

Treia

Il nome del paese risale probabilmente alla divinità greco-sicula Trea-Jana, venerata nella Trea romana. Questa città, già sede di prefettura dopo la conquista del Piceno nel 268 a.C., divenne municipium alla metà del I secolo a.C. La città romana, attraversata dalla via Prolaquense, si trovava 1 km a ovest rispetto alla città attuale, dove oggi sorge il Santuario del SS. Crocifisso, la cui pieve primitiva fu edificata sui resti del tempio di Iside. Il santuario conserva un crocifisso quattrocentesco ritenuto miracoloso, che la tradizione vuole scolpito da un angelo.

L’attuale cittadina ha mura turrite che evocano il Duecento, insieme a numerosi palazzi neoclassici. La scenografica piazza della Repubblica è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell’Accademia Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo comunale, che ospita il Museo civico, e dalla cattedrale, del XVIII secolo. Le pittoresche viuzze che si dipanano da Porta Garibaldi, collegate tra loro da vicoli e scalette, un tempo ospitavano le botteghe dei maestri ceramisti. La chiesa di San Michele è romanica con elementi gotici; di fronte a questa vi è la piccola chiesa barocca di Santa Chiara. La Torre Onglavina è l’estremo baluardo del paese verso sud, e fu eretta nel XII secolo.
Treia è la città simbolo del gioco del Pallone col Bracciale, uno sport antico, praticato dai nobili ma seguito con grande entusiasmo dal popolo.  La prima domenica di agosto, ha luogo una tra le più rilevanti ed originali rievocazioni storiche italiane, la Disfida del Bracciale: un torneo nazionale che vede impegnate le squadre dei quattro quartieri cittadini per la conquista di un palio e di un trofeo da custodire per un intero anno. L’evento è preceduto da dieci giorni di festeggiamenti che iniziano l’ultimo venerdì di luglio.

Da questo balcone sulle Marche silenziose, si possono abbracciare contemporaneamente il mare e i monti Sibillini. La scrittrice e poetessa Dolores Prato, che a Treia visse fino ai diciotto anni, scrisse: “Se Giacomo Leopardi fosse stato di Treia, avrebbe sentito lì il mistero dell’infinito…”.

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